CATANIA. 24 OTT. Oggi la polizia ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Dia, Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 15 nigeriani accusati di avere gestito una tratta di giovanissime connazionali che avrebbero “reclutato, introdotto, trasportato e ospitato” in Italia per “costringerle ad esercitare la prostituzione”.
In particolare, personale della Squadra Mobile di Catania in collaborazione con personale delle Squadre Mobili di Napoli, Caserta, Padova e Palermo, ha arrestato: NOSAKHARE Tina (cl.1988) arrestata a Catania; IDEHEN Faby Osagie (cl.1993), intesa “Osaghie”, arrestata a Catania; SAMUEL Cynthia (cl.1982), intesa “Yunise”, arrestata a Siracusa; UYOR Chineyere Marvelous (cl.1989), intesa “Chichi”, arrestata a Licodia Eubea (CT); AKORO Gift (cl.1988), intesa “Pamela”, arrestata a Giugliano in Campania (NA); LOKIKI Toyin (cl.1985), intesa “Juliet”, tratta arrestata a Giugliano in Campania (NA); OTASOWIE Faith (cl.1986), intesa “Naomi”, arrestata a Castel Volturno (CE); AIDIAGBONYA Beauty (cl.1980), arrestata a Vigodarzere (PD); OMOFOMWAN David Ewere (cl.1979), arrestato a Vigodarzere (PD); AGYAPONG Albert (cl.1976), inteso “Capo Albert”, arrestato a Mondragone (CE) e EBHODAGHE Irene (cl.1972), intesa “Mummy Shade”, arrestata a Catania.
Nei confronti di altri quattro destinatari di misura cautelare, che si sono trasferiti all’estero, è in corso la procedura per l’emissione di mandato di arresto europeo e per l’estradizione.
Detti soggetti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone ai danni di giovani donne di nazionalità nigeriana, di singole ipotesi delittuose di tratta di persone, con l’aggravante della transnazionalità, per avere reclutato, introdotto, trasportato e ospitato nel territorio dello Stato giovani donne nigeriane al fine di costringerle ad esercitare la prostituzione e del reato di sfruttamento della prostituzione.
In particolare, 9 dei soggetti arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone ai danni di giovanissime donne di nazionalità nigeriana, per essersi associati in due distinte organizzazioni allo scopo di commettere più delitti di tratta, nonché dei singoli episodi di tratta di persone aggravati dalla transnazionalità, dal fatto di avere agito ai danni di minori, di aver agito al fine di sfruttare la prostituzione delle vittime e di averle esposte ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica.
Le organizzazioni facevano attraversare il continente di origine alle giovani sotto il controllo di criminali che le sottoponevano a privazioni di ogni genere, le segregavano ed in alcuni casi le costringevano con violenza a subire atti sessuali ed, infine, le facevano giungere in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti esponendole ad un altissimo rischio di naufragio.
Altri quattro destinatari rispondono, in concorso tra loro, del reato di tratta di persone ai danni di donne di nazionalità nigeriana con l’aggravante di aver agito al fine di sfruttarne la prostituzione, mentre solo due dei soggetti arrestati devono rispondere, singolarmente, di organizzazione e sfruttamento della prostituzione ai danni di numerose prostitute nigeriane.
Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di una complessa e articolata attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed avviata dalla Squadra Mobile – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione.
L’indagine è partita dalla querela da parte di una donna nigeriana dedita al meretricio per una patita aggressione ad opera di altra connazionale, aggressione asseritamente dovuta al rifiuto opposto dalla denunziante ad una richiesta di denaro avanzatale quale corrispettivo del permesso di esercitare la prostituzione in una strada di questo centro.
L’attività d’indagine si allargava in quanto emergevano da subito indizi del delitto di tratta ai danni di numerose giovani nigeriane, consentendo di acquisire un compendio probatorio vasto e imponente a carico di numerosi soggetti per diverse ipotesi delittuose,
In primo luogo veniva ricostruita la vicenda dell’aggressione denunziata, accertando che la presunta autrice della stessa era da lungo tempo vittima di tratta ad opera di una coppia di nazionalità nigeriana (AIDIAGBONYA Beauty e OMOFOMWAN David Ewere), i due con l’ausilio di una connazionale in Nigeria l’avevano fatta giungere in Italia diversi anni addietro, l’avevano sottoposta, al rito voodoo, l’avevano introdotta nel circuito della prostituzione, facendosi corrispondere periodicamente le somme “investite” nel suo viaggio e continuavano ancora a percepire somme di denaro dovute a tale titolo.
In secondo luogo, lo sviluppo delle indagini consentiva di giungere alla individuazione di una vera e propria associazione, radicata sul territorio di Catania e quivi avente sede operativa, finalizzata alla commissione dei delitti di cui all’art 601 c.p. cui partecipavano gli indagati NOSAKHARE Tina (con funzione direttiva), SAMUEL Cinthia detta Yunise, IDEHEN Faby Osagie ed altri soggetti non identificati ovvero i connection men HASSAN ed EMANUEL, la ragazza trolley Joy, nonché tale Eghosa; detto sodalizio criminoso risultava dedito al traffico di giovanissime ragazze nigeriane da introdurre in Italia onde giovarsi dei proventi del meretricio delle medesime e, in particolare, emergeva che alcuni degli associati si stavano organizzando per far arrivare dalla Nigeria giovani donne da immettere nel mercato della prostituzione.
Le risultanze investigative mettevano in luce l’esistenza di un gruppo criminale composto da libici, ghanesi e nigeriani dedito ai trasferimenti dalla Nigeria all’Italia di migranti provenienti dall’area subsahariana, organizzazione i cui soggetti apicali (tali Hassan ed Emanuel) venivano contattati dall’Italia non solo dai due sodalizi di cui si è prima detto, ma da una moltitudine di soggetti interessati a far giungere illegalmente via mare in Italia numerosi migranti, la maggior parte dei quali di sesso femminile e nazionalità nigeriana con destinazione finale il meretricio.
La corposa attività di indagine, dispiegatasi in 16 mesi, ha ulteriormente consolidato le informazioni relative al turpe mercato di esseri umani ormai avviato da organizzazioni criminali transnazionali evidenziando come detto mercato abbia ad oggetto quasi esclusivamente soggetti di sesso femminile, per lo più minorenni, di nazionalità nigeriana, destinate al circuito della prostituzione su strada.
Le vittime venivano sottoposte a rituali magici di vario genere per costringerle all’osservanza e all’ubbidienza ai propri sfruttatori e ciò già prima di affrontare un lungo e pericoloso viaggio che da Benin City attraverso Kanu, Agades, Sabratha, le conduceva a Tripoli per l’Imbarco.
Le giovani vittime venivano affidate di volta in volta a soggetti chiamati “trolley” ovvero accompagnatori incaricati di assicurare che le giovani, considerate alla stregua di vera e propria merce, arrivassero a Tripoli per imbarcarsi; giunte a Tripoli venivano fatte alloggiare in strutture (dette “connection house” o “ghetti”) ove spesso venivano costrette ad iniziare il meretricio o a subire violenze sessuali, privazioni di ogni genere (dal cibo, all’acqua alle medicine) e punizioni umilianti in caso di disubbidienza alle regole imposte dal responsabile della struttura: ad, esempio, venivano picchiate e veniva loro rasato il capo.
Gli associati che in Italia attendevano l’arrivo delle ragazze commissionate curavano i contatti telefonici con le stesse tramite i “trolley” o i “connection men”.
All’arrivo in Italia, le vittime iniziavano un tirocinio unitamente alla propria madame che impartiva loro le direttive necessarie per un proficuo esercizio delle prostituzione: gli abiti ed accessori da indossare per rendersi più “appetibili” ai potenziali clienti, quanto a cifre da richiedere e a prestazioni da eseguire, ricevendo l’assegnazione di una postazione di lavoro su strada: si avviava così un nuovo ciclo di sfruttamento a sua volta originato da un precedente sfruttamento poiché spesso l’arrivo della vittima costituiva per la madame, che a sua volta era stata anch’essa vittima di un’altra madame, l’occasione per interrompere il meretricio e programmare una vita, dei figli o l’acquisto di un immobile in Nigeria.
L’odierna operazione denominata “Skin Trade” rappresenta una delle tappe di un percorso avviato di duro contrasto al fenomeno del traffico di esseri umani, strettamente collegato ai recenti ingenti flussi migratori dall’Africa alle coste Siciliane.
Con detta operazione giunge a 30 il numero dei soggetti destinatari di ordinanze applicative di misure cautelari per i delitti di tratta di esseri umani emesse dai G.I.P. su richiesta della D.D.A. di Catania nel 2016.