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Presunte firme false M5S, a Palermo chiesti 14 rinvii

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Presunte firme false M5S, a Palermo chiesti 14 rinvii

PALERMO. 13 APR. Sono 14 gli indagati, compresi tre deputati nazionali, due regionali ed un cancelliere del tribunale, per i quali la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per le persone coinvolte nell’indagine sulle firme false depositate dal Movimento Cinque Stelle a sostegno delle liste per le amministrative del 2012 a Palermo.

I reati contestati, a vario titolo, sono il falso e la violazione di una legge regionale del 1960 che recepisce il Testo unico nazionale in materia elettorale.

Tra gli indagati ci sono  il deputato nazionale Riccardo Nuti, nel 2012 candidato sindaco e le parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino.

Secondo la procura, Nuti e un gruppo ristretto di attivisti come Di Vita, Mannino e Samanta Busalacchi, dopo essersi accorti che per un errore di compilazione le firme raccolte erano inutilizzabili, mettendo quindi a rischio la presentazione della lista, avrebbero deciso di ricopiare le sottoscrizioni ricevute.

Ad 11 indagati i pm contestano la falsificazione materiale delle firme. A Nuti, per il quale non c’è la prova della commissione del falso materiale, si imputa, invece, l’avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate: era lui, infatti, il candidato a sindaco dei pentastellati nel 2012.

Il falso materiale riguarda Busalacchi, Di Vita, Mannino, e gli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca.

Il tredicesimo indagato è il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello: per lui l’accusa è di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle.

Reato di cui risponde in concorso con Francesco Menallo, avvocato ed ex attivista grillino che consegnò materialmente le firme al pubblico ufficiale per l’autenticazione.

Un contributo importante alla ricostruzione della vicenda è giunto dalle testimonianze dei consiglieri regionali La Rocca e Ciaccio che hanno raccontato i momenti successivi alla notte del 4 aprile 2012.